Approfondimenti

Bisogna parlare della solitudine effettiva o percepita, disagio diffuso  che non ha eta’ nè particolare condizione sociale, molte volte conseguenza della mancanza di comunicazione, dell’impoverimento delle relazioni interpersonali e delle dinamiche moderne.

Basta guardarsi attorno per rendersi conto che la solitudine ed il conseguente malessere psicofisico stanno divenendo uno dei principali disagi del secondo millennio ed è per questo che riteniamo che questa grave situazione debba essere maggiormente denunciata ,conseguentemente analizzata ed affrontata come un’importante questione di benessere e salute pubblica.

Il Prof Lo Iacono che da vent’anni studia il fenomeno della solitudine scrive: “Il sentimento di solitudine, comportando in genere disagio, è uno dei fenomeni meno studiati e conosciuti dalla maggior parte della gente perché richiede una profonda  analisi di sé che in questa società veloce sta diventando sempre più difficile. Di solito si cerca di non fermarsi a riflettere, o si cerca continuamente di prevenire la solitudine o e/o distrarsi da essa .. Si deve comprendere invece l’importanza per ognuno di riconoscere la propria ed esserne consapevole, perché negare questo sentimento interiore è negare sé stessi ..”

In questa sezione vorremmo quindi cercare di approfondire questo argomento ed invitare ciascuno a riflettere sulla propria o altrui solitudine  perché quando questa non è una scelta volontaria, influisce negativamente ed in modo pesante sul benessere fisico, psicologico, sul carattere  e conseguentemente sulla qualità vita.
Vorremmo inoltre riuscire ad analizzare i numerosi aspetti della solitudine: la crisi della coppia e della famiglia, l’influenza mediatica, il desiderio di emergere, la ricerca affannosa di ciò che non si ha, i ritmi dettati dalle esigenze economiche ecc. Per comprendere questo fenomeno è necessario anche considerare  l’ambiente in cui si verifica, e osservare quali possono essere i riscontri nel tessuto sociale.

Si può e si deve fare ancora molto non soltanto per eviscerare i problemi ma anche per individuare e diffondere nuovi stimoli ed efficaci strumenti perché l’individuo possa ritornare ad essere soggetto attivo nella ricerca di nuovi percorsi e possa esercitare senso critico e capacità di valutazione nel rielaborare i messaggi che la società di oggi diffonde. (G.Pirone)

La solitudine quando diventa estremamente negativa o persino pericolosa (ed è una risposta a un malessere sociale) va vista come un problema da affrontare e  risolvere grazie anche all’intervento delle istituzioni.

Oggi la famiglia è in forte crisi e le unioni sempre più precarie. La mancanza di tempo, di dialogo e le preoccupazioni, tolgono spesso quelle energie che dovrebbero essere destinate a rafforzare il nucleo familiare per impedire che alla fine ci si ritrovi estranei e soli proprio al suo interno (7 persone su 10 infatti si sentono sole anche se in coppia).

E’ scientificamente provato che la solitudine non provoca solo disagi psicologici ma anche fisici: infatti le persone che sperimentano questo sentimento hanno più problemi di salute rispetto a coloro che non sono (o non si sentono) soli. La solitudine può alterare le funzioni cardiache, i ritmi del sonno, aumentare la pressione sanguigna, intensificare gli squilibri ormonali e diminuire le difese immunitarie.

“Comprendere la propria solitudine può aiutare a conoscere veramente se stessi, a capire che cosa ci aspettiamo dagli altri e dai nostri rapporti con loro, e può offrire una prospettiva nuova da cui guardare ciò che circonda.”

Innanzitutto va constatato che gli strumenti mediatici fanno ormai parte della vita di adulti e bambini in misura sempre crescente. Da un’indagine compiuta dal dott. Tonino Cantelmi deriva che il 70% dei bambini maschi, in età compresa fra i 6 e i 10 anni, gioca con i videogames tutti i giorni, 1-2 ore in media, con abusi che superano le 5 ore al giorno nel 5 % dei casi. 

Le madri sole sono in numero crescente, di anno in anno. In Italia, le famiglie monoparentali sono l’11,3%, di queste l’85,5% sono composte da una donna con i suoi figli. Spesso sono costrette a crescere i figli senza l’aiuto di nessuno fin dalla nascita del bambino. Ed è proprio nella fase immediatamente successiva al parto che cominciano i problemi.