La solitudine, un problema…di cuore

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Secondo uno studio, il senso di isolamento contribuisce all’ipertensione ancor più dell’obesità.

La solitudine fa male al cuore, nel vero senso della parola. Un nuovo studio scientifico ha scoperto che sentirsi soli è un fattore di rischio per la salute cardiaca persino più grave dell’obesità o della mancanza di esercizio fisico, perché aumenta la pressione sanguigna sistolica fino a 30 punti.

A rivelare il clamoroso effetto dell’isolamento sociale sulle nostre arterie è una ricerca condotta nell’università di Chicago su uomini e donne tra i 50 e i 68 anni. Lo studio, pubblicato sulla rivista “Psychology and Aging”, rivela come più della metà dei volontari “mediamente soli” soffrivano di ipertensione, mentre i “molto soli” evidenziavano una pressione sistolica tra i 10 e i 30 punti più elevata degli altri. Risultati scioccanti.
Proprio di recente altre indagini avevano rivelato che 11 milioni di americani soffrono di un forte malessere psicologico quale è il senso di isolamento, e l’anno scorso uno studio di Harvard aveva individuato un collegamento tra la solitudine e il comparire di markers nel sangue che indicano la presenza di infiammazioni. Infiammazioni croniche si ritiene contribuiscano allo sviluppo di malattie del cuore.

Ecco allora che come cura per gli anziani si prospettano nuove terapie: darsi a impegni sociali, impegnarsi in cause assistenziali e caritatevoli, organizzare caffè o cene con gli amici. Crearsi, insomma, una rete di relazioni umane che possano sopperire alla lontananza dei figli o alla scomparsa di genitori e vecchi conoscenti.

I dati emersi da queste ricerche suggeriscono che il problema della solitudine dovrebbe essere affrontato come una questione di salute pubblica.

Fonte. http://www.fitmail.it/articolo.asp?IDART=777