Sindrome dei non famosi: la nuova malattia dei giovani

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Una nuova forma di disagio avanza pericolosamente tra i giovani d’oggi: è la “sindrome dei non famosi”, che colpisce chi vive una profonda solitudine perché si sente estromesso, escluso ed incapace di raggiungere quei valori tanto enfatizzati nella cultura contemporanea: magrezza, visibilità e popolarità.

A descrivere questo fenomeno in ascesa tra i giovani è il prof. Rosario Sorrentino, membro dell’Accademia americana di Neurologia che ieri a Roma, nel corso di un incontro svoltosi presso la sala del Cenacolo della Camera dei Deputati ha lanciato un grido di allarme per tutelare le capacità critiche delle nuove generazioni, sopraffatte dai modelli di vita proposti dai reality show imperniati su competizione, visibilità e popolarità e sempre più condizionate a imitare quei personaggi televisivi, condizione che genera disagio e frustrazioni per l’impossibilità di raggiungerli.

“Sembra che a far soffrire i giovani – ha sottolineato Sorrentino – sia proprio l’astinenza dal successo e dalla notorietà. I sintomi possono variare da un forte senso di insicurezza, ridotta autostima, cambiamenti d’umore e dei comportamenti alimentari, crescente disagio sociale, fino ad un aumento di ansia, depressione, aggressività e abuso di sostanze”.

“I giovani – ha aggiunto Cecilia Gatto Trocchi, ordinaria di Antropologia all’Università di Roma III – sono sempre più soli e convinti della propria inadeguatezza, indotti a consumare da una politica neo-liberalista ed una economia rampante che non hanno bisogno di bravi cittadini ma di ottusi consumatori. Chi è solo consuma di più di chi è unito: la solitudine è congeniale all’economia delle corporations”.

Secondo gli esperti trovare una soluzione che riporti i giovani “con i piedi per terra” non è facile. “L’uso sempre più distorto dei mass media rende necessaria una task force realmente operativa – ha affermato Sorrentino – composta da esperti della comunicazione e del disagio mentale per valutare preventivamente l’impatto che certe immagini possono avere sul pubblico giovanile”. Secondo la Gatto Trocchi è necessario “riguadagnare la socialità” puntando su modelli vincenti, il dialogo e il confronto. “Il concetto base – ha sottolineato – deve essere quello di rifondare l’agorà, il luogo dell’impegno collettivo in cui è possibile esporre e condividere i problemi”.

 

Fonte: www.saluteeuropa.it