Solitudine e creatività

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pesso il sentimento di solitudine è un’occasione per esprimersi e per creare, quasi a voler riempire il senso di vuoto, quasi a voler definire la propria identità attraverso attività che lasciano il segno.
Ritirarsi in silenzio e cominciare a scrivere, a dipingere, a scolpire, a comporre musica è la solitudine creativa che ogni artista attraversa in un modo o in un altro.
In passato quest’isolamento era un lusso che ogni artista si guadagnava per poter creare in libertà. Oggi è più difficile trovare un giusto isolamento, vivendo in appartamenti sempre più piccoli, dove si sentono facilmente i sospiri del vicino, la sua voce o il suo televisore acceso, è difficile trovare la giusta intimità per creare. Spesso è proprio per esprimere il proprio senso di solitudine che l’artista crea attraverso la sua tecnica, il suo linguaggio e la sua personalità. Molti, infatti, affermano la necessità di un isolamento effettivo per poter dar vita alla creatività. Accettando il silenzio e il senso di vuoto iniziale che dà ogni separazione anche se momentanea, in effetti, si può dare più spazio all’invenzione. Non tutti hanno la stessa esigenza, o gli stessi ritmi, le stesse esperienze o attitudini. Il sapersi ritirare dopo il chiasso, le vicende vissute con gli altri, è fondamentale per orientarsi e ritrovare ogni volta se stessi nel proprio lavoro creativo. Edvard Munch, per esempio osserva il mondo dal suo punto di vista e avverte il messaggio che proviene dall’esterno come un urto. Un segnale aggressivo che sgomenta il pittore e gli da un senso di desolazione e di malattia, quasi d’incubo, di forte impatto emotivo. I suoi quadri rappresentano se stesso, cioè una persona solitaria e introversa che tende a restare ingabbiata nella propria paura degli altri. Questa particolare gelosia, questo timore, questa solitudine porterà il pittore a dipingere dei quadri come “la veglia funebre” e “l’urlo” quest’ultimo molto celebre poiché e usato quasi come un’icona per rappresentare l’angoscia. Questa profonda solitudine dell’artista non riuscì mai del tutto a riscattarsi attraverso l’arte e il suo pessimismo lo portò a dover curare la sua follia in una casa di cura. Ma se dobbiamo pensare ad un personaggio pessimista italiano, è chiaro che il pensiero va subito a Giacomo Leopardi, forse il più gran cantore della solitudine poiché è sempre stato convinto che con questo sentimento la poesia è rinforzata e l’immaginazione attivata.

Fonte : www.chatart.it – Antonio Lo Iacono