Centinaia di migliaia di micro-comunità su internet

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Uno studio americano: sconfiggono depressione e isolamento. La solitudine del blogger.
Secondo gli psicologi si tratta della versione aggiornata della «vecchiaterapia di gruppo» utile per affrontare crisi e dipendenze.

In una società nella quale cresce l’isolamento attraverso il web vengono creati luoghi dove trovare un contatto e qualcuno che ascolti.

Undici milioni di americani hanno creato sul web un proprio blog e sommano trenta milioni di visitatori quotidiani dando vita a centinaia di migliaia di micro-comunità su Internet che aiutano molte persone a rilassare i nervi sconfiggendo depressione e solitudine. Sono questi i risultati di uno studio del «Pew Internet and American Life Project» che il programma «Good Morning America» della tv Abc ha reso pubblici affidando a un gruppo di psicologi l’analisi dei dati raccolti. «Non c’è molto da sorprendersi per questa scoperta – ha spiegato Bonnie Jacobson, psicoterapista di New York – perché da sempre la regola d’oro per curare la depressione di una persona è la terapia di gruppo, e un blog consente appunto di fare terapia di gruppo».

Fra i casi esaminati c’è quello di Heater Armstrong, una madre di famiglia di Salt Lake City nello Stato dello Utah che, afflitta da depressione post-parto, ha deciso di affidare i propri sfoghi al web creando il blog «Dooce». Andando a visitarlo ci si accorge che la signora Armstrong non nasconde nulla di come ha vissuto la gravidanza, le doglie, il parto e ciò che ne è seguito nei rapporti con il marito e la famiglia. Il linguaggio esplicito, duro da un lato, ha aiutato lei a liberarsi da ciò che la opprimeva e dall’altro è diventato spunto di interazione con i visitatori e ciò, per stessa ammissione della signora Armstrong come del marito, ha portato a superare lo stato di crisi in cui si trovava.

Altri casi presi in esame dall’indagine svolta spiegano come, in una nazione dove numerose comunità vivono in luoghi isolati e dove le regole sociali sono spesso molto oppressive, il web si riveli un rifugio e il blog un luogo amico a cui confessare in totale libertà i propri sentimenti, condividendoli con sconosciuti. «Nel momento in cui si crea una comunità non ci si sente più soli – ha sottolineato Jacobsen – e dunque possiamo riuscire a emanciparci da segreti che fino a quel momento potevano controllare, opprimere la nostra esistenza». Affidarsi al blog comporta tuttavia anche dei rischi, come ad esempio quello di aprirsi a consigli da parte di sconosciuti che potrebbero anche essere dei maleintenzionati.

Un altro pericolo invece, secondo una ricerca svolta dall’ospedale militare della regione centrale di Pechino, è che vivere troppo attraverso il web possa portare a maturare una dipendenza simile a quella dagli stupefacenti. Da qui la decisione delle autorità cinesi di creare la prima clinica per «dipendenti da Internet» facendo anche tesoro di uno studio realizzato del 1998 da Kimberly Young, psicologo di Bradford in Pennsylvania, secondo il quale il fenomeno è diffuso soprattutto fra i giovani che trovano nell’ossessione da Internet un rifugio dalle pressioni dei genitori e dagli impegni scolastici.

Di Maurizio Molinari

Fonte : LA STAMPA   4 luglio 2005