Il telefonino? Può favorire la solitudine invece di esorcizzarla

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MILANO (Reuters) – Mezzo di comunicazione per eccellenza, presenza invadente e spesso fastidiosa nella vita sociale, il telefonino è in realtà specchio di una paura diffusa: quella di sentirsi soli. Ma in certi casi, per paradosso, può trasformarsi addirittura in ostacolo al comunicare.
E’ quanto afferma Luciano Di Gregorio, psicologo e gruppoanalista, autore di “Psicopatologia del cellulare – dipendenza e possesso del telefonino”, pubblicato da poco da Franco Angeli.

“Il telefonino ha una dimensione affettiva, viene usato come strumento per annullare l’esperienza di solitudine, regola la distanza, modera la separazione… e la solitudine sottesa a questo bisogno è sociale, oltre che individuale”, dice a Reuters Di Gregorio.
Lo psicologo rileva come sia diffusa una sensazione di smarrimento, in un universo come quello postmoderno percepito attraverso i media come sempre più grande, dai confini sconosciuti, dove identità certe e localismi si perdono.

PROTEGGERSI DALLE EMOZIONI CON UN FETICCIO

Poi c’è la solitudine psicologica, sempre più mal tollerata, che nel cellulare trova la possibilità di essere reperibili continuamente e ovunque, per proteggersi da un vissuto di solitudine, più che per comunicare”,dice ancora lo psicologo, che individua nell’uso eccessivo del telefonino un’azione compulsava.

Chiamare in continuazione, piuttosto che affrontare la solitudine con la mente o come emozione… è un modo per cancellarla al suo apparire, per non farci i conti, non doverci convivere”.
Un vissuto di solitudine che, secondo l’esperto, accomuna adulti, anziani e giovani, tutti oggi molto meno capaci di tollerare la solitudine.

Annullare col cellulare le distanze dà un senso di onnipotenza che aiuta a padroneggiare un’insicurezza affettiva. Ma c’è di più, dice ancora Di Gregorio: il telefonino come oggetto da manipolare, al di là del suo uso. Cambiandogli mascherina, tenendolo sotto il cuscino, come fa il bambino con l’orsacchiotto.
“E’ quello che la psicanalisi individua come feticismo. L’oggetto sostitutivo della realtà, oggetto posseduto che dà una sensazione di padronanza in un mondo esterno che è invece incontrollabile”, dice ancora Di Gregorio.

Quanto all’esibizionismo di chi col cellulare all’orecchio spiattella in pubblico a gran voce gli affari propri, per Di Gregorio rappresenta “un modo a buon mercato per mettersi in mostra e ottenere visibilità”, un fenomeno sociale in parte indotto da una cultura mediatica in cui passa il messaggio che per contare ed esistere occorre essere visibili nel sociale, conquistare visibilità e notorietà.

SCUDO CHE PUO ‘ DIVENTARE PATOLOGIA

In tutto questo forse c’è anche qualcosa di tipicamente nostrano, ammette Di Gregorio. Per il peso che in Italia hanno istituzioni tradizionali, dalla famiglia alla chiesa, o momenti aggregativi, come l’oratorio, messi in discussione da valori e fenomeni di globalizzazione. Con uno smarrimento maggiore rispetto a Paesi dove questo era avvenuto molto prima.

Tipicamente nostrano, dice ancora Di Gregorio, è anche l’individualismo che affligge tanti italiani, incuranti degli altri anche al telefono, parlando ad alta voce in pubblico o al volante, “portati a trasgredire divieti che sentono come limiti alla propria libertà e che all’estero sono invece accettati come regole di convivenza civile”.

Questa mania del telefonino può diventare addirittura un ostacolo alla comunicazione, rileva ancora lo psicologo, che ha incontrato diversi pazienti affetti da una vera patologia.

“Perchè lo strumento non è affatto neutro. Può diventare il mediatore che fa da scudo all’affettività e di cui si rischia di non poter fare a meno. Se si scambiano chiamate e messaggini con persone con le quali, di fronte in carne ed ossa, non si riesce più a gestire le emozioni. Succede nei rapporti nuovi, come in quelli consolidati, così come con quelli in crisi. Per non impoverirsi allora, piuttosto che a distanza, col telefonino, è meglio sforzarsi di comunicare di persona con chi si ha davanti”.

Di Roberto Bonzio

Fonte: Reuters