Nuove solitudini

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E’ uno dei tanti paradossi della nostra società. Viviamo nell’era della tecnologia, della comunicazione globale, nell’era di internet che ci permette in un solo istante di metterci in contatto con chiunque in qualsiasi parte del nostro pianeta. Eppure la nostra è un’epoca di solitudine, o meglio di nuove solitudini.

Agli inizi del terzo millennio stiamo infatti assistendo alla nascita di tante solitudini completamente diverse da quelle che vivevano le precedenti generazioni. Sono forme di disagio tipiche del nostro tempo, frutto di contraddizioni di un’epoca in cui i rapporti umani non solo sono sempre più difficili da mantenere ma, in quanto rapporti troppo spesso “mediati”, non sono autentici e profondi.

Viviamo a stretto contatto con la gente, ma è come se ne avessimo paura, difendiamo i nostri spazi per timore che vengano invasi, poniamo dei limiti alla nostra disponibilità a “dialogare” con l’altro, difficilmente scendiamo in profondità, l’intimità ci confonde e ci sottrae energie da destinare alla frenetica quotidianità.

In questo contesto si inserisce l’uso eccessivo di strumenti come il telefono, il cellulare, gli sms, internet, le chat, che consentono una comunicazione verbale in cui però il corpo è totalmente assente, una comunicazione spesso falsa e mascherata che rischia di favorire l’isolamento e l’incapacità di sostenere un autentico confronto con gli altri.
La solitudine non ha un’età e non ha una condizione sociale. Tutti, in qualsiasi momento della nostra vita possiamo sperimentare questo sentimento.