Problemi di dialogo

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Mamme e papà rispondono ad un sondaggio: farsi ascoltare dai figli resta il problema più difficile.
Figli che non ascoltano e genitori che delegano il loro compito di educatori. E’ il poco confortante risultato di una ricerca sul rapporto tra genitori e figli alle soglie del 2005, realizzata da Demoskopea per conto di Henkel Italia/Dixan che in queste settimane sta distribuendo gratuitamente allegate ai fustini di detersivo, centomila copie del libro “Amare, vivere, crescere oggi”, realizzato dalla fondazione Patrizio Paoletti e dall’associazione L’Albero della vita.

Quello del genitore è un mestiere difficile e i risultati dell’indagine lo confermano. Su un campione di circa 500 famiglie, infatti, il 51% delle mamme e dei papà intervistati ritiene che il maggiore problema che si incontra nell’educazione dei figli sia quello di farsi ascoltare. Questo dato inquietante trova però in parte giustificazione nella percentuale piuttosto elevata, circa il 35%, di genitori che sostengono di fare fatica a trovare del tempo da dedicare all’ascolto dei propri figli.

E, proprio perché il tempo a disposizione è poco, le mamme e i papà italiani decidono molto spesso di delegare il proprio compito di educatori e formatori alle realtà esterne alla famiglia, ossia, alla scuola il 70%, alle organizzazione religiose il 36%, persino alla tv e ai media ben il 26% e a nonni, ludoteche e asili nido il 23%. Quasi assenti, invece, il settore pubblico e le realtà locali.

Ciò su cui varrebbe la pena riflettere, è, inoltre, il fatto che i genitori ritengano necessario un miglioramento proprio di quelle stesse realtà alle quali, però, decidono di delegare educazione e formazione dei figli. A partire dalla scuola, ritenuta inadeguata per la scarsa preparazione del personale docente e per strutture insufficienti, alla tv, a cui si chiedono programmi e approcci diversi dagli attuali. Per i figli intervistati, invece, i genitori desiderano un futuro migliore, rappresentato, per la maggior parte dei casi (53%) da una buona posizione economica e per il 33% dal benessere psico-fisico.

Grandi aspettative, quindi, per i propri figli. Peccato però che il tempo a loro dedicato sia poco e che le strutture a cui si chiede di supplire alle proprie mancanze siano inadeguate. Di fronte a questa realtà, commenta la sociologa Patrizia Pezzullo, della Fondazione Patrizio Paoletti, “non possiamo stupirci che molti adolescenti manifestino qualche problema. Si tratta di disagi che si manifestano attraverso la tendenza ad assumere atteggiamenti conflittuali e aggressivi, atteggiamenti di chiusura, una certa incapacità di relazionarsi, il desiderio di omologazione. Per non parlare di altre manifestazioni di disagio ancora più gravi come l’anoressia, la bulimia, l’uso di droghe e di alcol”.

Di Paola Ladogana

Fonte: www.guidagenitori.it