“Negli ultimi 10 anni le madri assassine sono aumentate del 40 % in Italia”. Lo dice Vincenzo Mastornardi, psichiatra criminologo clinico dell’Università di Roma “La sapienza” e autore con Matteo Villanova di Madri che uccidono .
Perché una donna uccide il proprio figlio?
Sicuramente ci possono essere delle patologie psichiche. Ma non sempre una mamma assassina è “pazza”. Può uccidere il suo bimbo perché è il “figlio della colpa” o perché è iperattivo. Può ammazzarlo per pietas (perché magari lo vede malato)o perché è una donna con una bassa soglia di tolleranza allo stress.
Da quanti segni si può capire se una madre è “a rischio”?
Bisogna stare attenti a riconoscere la “sindrome di Beck”: la visione pessimista di sé, del mondo e del futuro. Una madre assassina ha una bassa autostima, è in crisi di identità e ha una gran paura di chiedere aiuto. Soprattutto è sola, con un marito emozionalmente poco attento e famigliari distratti.
Questo tipo di crimine avviene spesso al Nord. Come mai?
Perché al Sud e al Centro c’è maggior sostegno da parte della famiglia. La donna percepisce, in modo forte, la presenza sostenitrice dei parenti, anche se non si vedono spesso: è proprio una questione “cultural-genetica”. Il Nord invece spesso contagia un sentimento di isolamento, ci si sente lontani da tutti, perduti.
Accade di frequente che i mariti di madri-killer non credano alla loro colpevolezza?
Sì, i compagni tendono a negare a loro stessi la presenza di un comportamento di questo genere. E spesso anche le madri non credevano che la loro aggressività arrivasse a tanto.
Spesso un infanticidio può sembrare un incidente. Quali sono i modi più frequenti usati dalle madri omicide?
Al primo posto, nel 23% dei casi, c’è il soffocamento o strangolamento. Poi ci sono percosse (18%(, l’annegamento (16%), accoltellamento (10%) e defenestrazione (8%).
Perché le madri uccidono i figli piccoli più di quanto facciano i papà?
Perché quando un bimbo è piccolo la donna sente sulle spalle tutta la responsabilità di quella vita. Il figlio è un’estensione di sé. Non a casa per l’infanticidio si parla di “suicidio allargato”. Con il bambino muore una parte della mamma.
Di Angela Geraci
Fonte: City Milano del 18 ottobre 2007