La solitudine degli anziani

stopsltd-ad-mast

Un altro periodo della vita a forte rischio di solitudine è la vecchiaia. La presenza di molti anziani nella nostra società e la loro longevità sono obiettivi raggiunti grazie al progresso della medicina. Eppure la loro presenza è avvertita con crescente preoccupazione. Si parla spesso del problema anziani: con i loro bisogni impegnano risorse, rappresentano un onere economico, sociale e sanitario di difficile gestione. L’attuale sistema socioeconomico produce solitudine e a farne le spese sono le persone più deboli, fra le quali proprio gli anziani. Chi non è parte del sistema produttivo perde il suo valore, vive lentamente una morte sociale attraverso la perdita dello status e della sua “utilità”. La persona si sente esclusa, isolata, sola. A questo si aggiunge la grande trasformazione della famiglia, dalla condizione patriarcale a quella mononucleare e urbana, più ristretta e fragile, che ha fatto si che l’anziano si trovi sempre più solo ad affrontare i vari problemi. Con le sue necessità egli diviene un peso per una piccola famiglia, in città che non facilitano la prossimità e le relazioni. Quando si perde l’autonomia la soluzione più ovvia è quella di ricorrere agli istituti e alle case di cura, luoghi che certo favoriscono depressione, tristezza, solitudine, tutti stati d’animo che accelerano il deperimento fisico e psichico. Al contrario, l’affetto di amici e di famigliari allontana la percezione negativa dell’età e del proprio status ed aiuta ad alimentare le ragioni per vivere.