Comprendere la propria solitudine può aiutare a conoscere veramente se stessi , a capire che cosa ci aspettiamo dagli altri e dai nostri rapporti con loro, e può offrire una prospettiva nuova da cui guardare ciò che circonda.
La solitudine è uno stato d’animo, un sentimento interiore COMUNE A TUTTI, CHE NON HA ETÀ’, nè condizione sociale, né colore e non è, come erroneamente s’immagina, prerogativa di chi non ha rapporti sociali. CHIUNQUE PUÒ SENTIRSI SOLO anche in mezzo ad una folla per svariati motivi se: non è in sintonia con l’ambiente circostante, non riesce ad esprimere pienamente se stesso, non trova ascolto, comprensione o supporto, non si sente amato e desiderato, è con gli altri ma avverte un distacco emotivo e ha difficoltà a comunicare, una persona cara si è allontanata o se n’ è andata per sempre, si sente “in bilico” vulnerabile, diverso, giudicato, escluso. La solitudine se non è ricercata, creativa e feconda è solo un gran vuoto che produce malessere e richiede di essere ascoltato, conosciuto e costruttivamente colmato. Esistono molti tipi di solitudine e diversi livelli di intensità avvertita. L’isolamento o l’eccessiva ricerca della presenza (anche virtuale) degli altri possono essere le spie di una situazione problematica che deve essere individuata, riconosciuta ed espressa.
La solitudine quando non è ricercata, rigeneratrice, feconda e creativa è un gran vuoto interiore, un malessere che richiede di essere ascoltato, conosciuto e consciamente colmato. Dobbiamo parlare senza alcuna difficoltà della solitudine perché è una realtà, appartiene all’essere umano, è sentimento COMUNE A TUTTI che non ha età, sesso, colore o condizione sociale.
Nell’immaginario collettivo la parola solitudine evoca ancora la figura dell’anziano o di chi non ha rapporti sociali invece CHIUNQUE, a qualsiasi età, ed anche in mezzo ad una folla può sentirsi solo quando: non è in sintonia con l’ambiente circostante, non riesce ad esprimere pienamente se stesso, non trova ascolto, comprensione o supporto, non si sente amato e desiderato, è con gli altri ma avverte un distacco emotivo e ha difficoltà a comunicare, una persona cara si è allontanata o se ne è andata per sempre, si sente vulnerabile, diverso, giudicato, escluso, è malato o ha un familiare che non gode di buona salute.
La capacità di stare da soli in una condizione di benessere è data da una maturità psicologica, dall’auto-realizzazione personale, dalla risoluzione di conflitti. Al contrario l’isolamento o l’eccessiva ricerca della presenza (anche virtuale) degli altri possono essere le spie di un malessere che chiede di essere riconosciuto ed espresso.
Il Prof. Antonio Lo Iacono che da trent’anni studia il fenomeno della solitudine scrive: “Il sentimento di solitudine, comportando in genere disagio, è uno dei fenomeni meno studiati e conosciuti dalla maggior parte della gente perché richiede una profonda analisi di sé che in questa società veloce sta diventando sempre più difficile. Di solito si cerca di non fermarsi a riflettere, o si cerca continuamente di prevenire la solitudine o e/o distrarsi da essa. Molte persone che dicono di soffrire di solitudine vivono con tre cellulari, tv accese,sempre con amici e conoscenti o lavorando incessantemente. Molti fanno tutto questo perché hanno una profonda difficoltà a stare con se stessi. Si deve comprendere l’importanza per ognuno di riconoscere la propria solitudine ed esserne consapevole, perché negare questo sentimento interiore è negare sé stessi”
Tutti possiamo riuscire a fare di quest’esperienza un’occasione di costruzione e rinascita.